Denis Villeneuve – La verità oltre lo sguardo è l’ultima fatica letteraria di Francesco Grano. Ecco l’intervista in esclusiva all’autore.

Francesco Grano è uno scrittore di talento che vive a Cosenza. Appassionato di cinematografia si è laureato in Linguaggi dello spettacolo, del cinema e dei media. Il suo grande amore per questo settore l’ha spinto a maturare in parole i suoi pensieri e considerazioni che riguardano questo campo. L’autore infatti ha già scritto libri concernenti registi di fama mondiale che hanno dato la loro impronta significativa creando pellicole di grande valore.
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Francesco Grano, l’intervista

Il tuo libro “Denis Villeneuve – La verità oltre lo sguardo” è incentrato sulla figura del regista e sceneggiatore canadese. Perché proprio Villeneuve?
“Villeneuve è una di quelle figure borderline che riesce a stare perfettamente a cavallo tra il mainstream blockbuster e un’aura di autorialità. Una delle cose che più mi ha spinto a scrivere di lui è il fatto che nessuno gli aveva mai dedicato a livello editoriale un saggio. Ci sono infatti molti articoli di critica su di lui, ma non pubblicazioni vere e proprie. Di lui apprezzo molto in primis il suo touch riconoscibile e in secundis il fatto che per stile registico non utilizza mai soluzioni pacchiane o cafone.”
Mi è sembrato di capire dunque che Villenueve riesce a bilanciarsi egregiamente tra cinema d’autore e prodotti che arrivano comunque alla massa. Qual è il suo segreto?
“La spiegazione risiede nel sottotitolo del mio libro cioè “la verità oltre lo sguardo”. L’ossessione del regista riguarda proprio lo sguardo delle persone. Spesso e volentieri avviene una triangolazione tra i primi piani sugli attori, il punto di vista della macchina da presa che coincide con gli occhi del regista e quello degli spettatori. Tramite questo collegamento riesce a riprendere il fil rouge che ripercorre nei suoi film, cioè la ricerca della verità.”
Cos’è questa verità? E’ forse la realtà dei sentimenti, della vita e l’emotività delle persone?
“Esatto. Ti faccio l’esempio di Sicario, pellicola in cui sono forti i richiami agli abusi che avvengono spesso nelle carceri. Il regista analizza molto la società e la riversa in quelli che sono i suoi film. Racconta l’umanità e la verità anche in Prisoners, in cui in questo caso il personaggio principale è un uomo di famiglia che messo alle strette e privato degli affetti può diventare una bestia e commettere torture indicibili.”
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Villeneuve ha confezionato anche un prodotto come Arrival, che è arrivato ad ottenere una candidatura all’oscar a Miglior film straniero ed è molto piaciuto al pubblico e critica. In che consiste la ricerca la verità in questa pellicola?
“Con Arrival il regista si spinge verso una terza fase del suo lavoro. Io ho infatti voluto dividere il mio libro in tre sezioni: drammatico, thriller e fantascienza. Arrival segna una frattura con il solito Villeneuve, poiché fino al film precedente aveva sempre raccontato storie abbastanza truci, violente, mentre invece in questa pellicola ha trovato una nuova poetica molto romantica e intimista. Nel film l’uomo prende coscienza del suo essere effimero e del fatto che bisogna accettare la vita per quella che è. La verità che in questo caso spiattella in faccia è che siamo esseri mortali e che non si può tornare indietro una volta che accade qualcosa.”
Parlami invece del tuo percorso personale. Adesso sei arrivato alla pubblicazione di questa ultima fatica e mi incuriosisce sapere qualcosa in più dei tuoi lavori precedenti.
“I miei lavori precedenti a livello editoriale sono ‘La città e la notte – Il thriller metropolitano di Michael Mann’, che parla di un regista che come Villeneuve ha prodotto pochi film a livello registico fino ad oggi, in quasi 40 anni di attività. In seguito ho continuato con ‘Proiettili eroici – L’heroic bloodshed di John Woo’, dedicato al regista cinese famoso per film come A better tomorrow. La terza opera invece è un progetto che ho curato personalmente, una raccolta di saggi intitolata ‘Appunti di cinema. Primo Ciak’. Per quanto riguarda il futuro, ho già in mente di scrivere un quinto saggio cinematografico oppure prenderò una pausa e mi dedicherò un po’ alla narrativa.”