Beasts Clawing at Straws: non è tutto oro quel che luccica

Beasts Clawing at Straws presentato all’ultimo Far East Film Festival in anteprima italiana è l’esordio registico di Kim Yong-hoon. Un film geniale.

Beasts Clawing at Straws: non è tutto oro quel che luccica
Beasts Clawing at Straws: non è tutto oro quel che luccica

Nell’esordio registico di Kim Yong-hoon al centro dell’attenzione ci sono i soldi e il potere. Tutto gira attorno a questi due elementi non di poco conto, tanto da far arrivare i protagonisti della storia a compiere atti violenti e ignobili.
Non c’è nessuna ragione (nemmeno la più plausibile di tutte) che tenga, tutti i personaggi del film dovranno fare i conti con lo sporco denaro, ognuno per uno scopo ed obbiettivo diverso.
Ormai sono entrati in un corto circuito, uscirne non è cosa semplice. La brama di potere li ha divorati.
Anche il personaggio all’apparenza più positivo si piegherà al volere del maligno che alberga all’interno di questo microcosmo, spietato e lussureggiante.

In un breve momento ad uno dei protagonisti verrà posto un quesito: se accetti di lasciare la partita di soldi niente di male ti sarà fatto, ma se accetti di proseguire questa caccia nevrotica e movimentata aspettati il male peggiore. Il personaggio inizialmente tentenna, ma alla fine pur di vincere una sfida contro il tempo e contro un destino crudele ampiamente annunciato, decide di proseguire con il rischio e il pericolo di perderci addirittura la vita.

A raccontare così il film sembrerebbe il classico racconto incentrato su un gruppo di persone che si ritroveranno a darsi battaglia pur di ottenere il premio più prestigioso, ma invece per fortuna dello spettatore e per una volta (lasciatemelo dire) per il panorama cinematografico, ricolmo di queste storie già viste, non è assolutamente così; anzi per certi aspetti è anche innovativo e sorprendente. Da non credere, vero?

Il film risulta essere diverso dagli altri del genere perché riesce nell’intento di omaggiare e non copiare (badate bene) film importanti e imprescindibili come Non è un paese per vecchi dei fratelli Coen, la trilogia degli Oceans diretta da Steven Soderbergh con annessa rivisitazione completamente al femminile, Quentin Tarantino con Le Iene e Pulp Fiction, volendo anche Jackie Brown senza mai dare l’impressione di essere una copia sbiadita di uno dei lungometraggi appena citati, riuscendo ad essere originale e ampiamente distinguibile.

Il regista e sceneggiatore Kim Yong-hoon in Beasts Clawing at Straws (conosciuto anche con il titolo Beasts that Cling to the Straw) è bravo a mettere in scena una storia che sia credibile dall’inizio alla fine, senza mai lasciare nulla al caso. Non mancano certo i momenti più frizzanti e illogici, ma sono ben contestualizzati in un contesto uniforme ed esplicativo. Ogni personaggio poi è caratterizzato alla perfezione, in alcuni frangenti sembrano fin troppo vicini a delle possibili persone realmente esistenti.

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Beasts Clawing at Straws: una sfida ad alto rischio

Beasts Clawing at Straws: non è tutto oro quel che luccica
Beasts Clawing at Straws: non è tutto oro quel che luccica

Beasts Clawing at Straws (in italiano letteralmente Bestie che si aggrappano a tutto) narra delle vicende di un addetto alle pulizie di una piccola sauna nella città balneare di Pyeongtaek che un giorno troverà, in uno degli armadietti, una borsa di Louis Vuitton (nota marca del mondo della moda di lusso) piena di banconote lasciate incustodite da una persona misteriosa.
Da quel giorno partirà una sfida rischiosissima e all’ultimo sangue tra diversi personaggi, nell’impresa di impossessarsi di quella ambita e pericolosa borsa.
Un lungo e inesorabile calvario è pronto ad attenderli.

Il film costruito come se fosse ad episodi, serve al regista sudcoreano esordiente per delineare al meglio le situazioni varie che si troveranno ad affrontare i personaggi. In questo la scenografia gioca la carta vincente sfoderando una città da un lato malfamata e dall’altra ricchissima. Due facce della stessa medaglia che si vanno a complementare, un po’ come accadeva nel film di grande successo ai botteghini dell’anno scorso, ovvero Parasite di Bong Joon-ho.

Beasts Clawing at Straws è un film che non si risparmia in nulla, in alcune scene la tensione e il coinvolgimento emotivo lasceranno lo spazio alla violenza con buone dosi di splatter, componente parecchio abusata in molti film asiatici, ma che qui  acquista un senso generale di delirio visivo davvero impressionante e glaciale.

Nel primo film da regista di Kim Yong-hoon non mancano però i momenti più leggeri e comici, atti a stemperare il ritmo frenetico e forsennato che imperversa in tutta la sua durata (109′ minuti di puro intrattenimento sia visivo che narrativo).

Beasts Clawing at Straws è un film di stampo commerciale che però sa districarsi tra i generi (dalla commedia al film di rapine, passando per il giallo fino ad arrivare al thriller) e sa raccontare una storia forse un po’ prevedibile, ma con assoluto brio e freschezza.
Unico neo è la sceneggiatura zoppicante e piena di dialoghi, talvolta superflui in alcuni punti, ma ad un’opera prima questi difetti si possono anche perdonare.

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Trailer del film in lingua originale:

 

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