Serena Mollicone, delitto di Arce: chi la uccise? Il mistero dopo anni

Sono passati 19 anni dal terribile omicidio di Serena Mollicone, giovane ragazza ritrovata morta vicino Arce e la cui vicenda è ancora avvolta nel mistero.

Serena Mollicone
Serena Mollicone

Serena Mollicone era una ragazza che frequentava l’ultimo anno del liceo socio-psico-pedagogico a Sora, in provincia di Frosinone, ed aveva davanti a sé un’intera vita da vivere, spezzata da un tragico omicidio.

La sparizione è avvenuta il 1 giugno 2001 ad Arce, quando dopo una visita medica la giovane si reca in una panetteria e compra alcuni pezzi di pizza e cornetti, facendo intendere che avrebbe incontrato alcune persone.

Il suo ultimo avvistamento è avvenuto in Piazza Umberto Primo è a casa sarebbe dovuta arrivare alle ore 14, ma purtroppo non fu così.

Il 3 giugno 2001 alle ore 12:15 la Protezione Civile trovò in un boschetto di Fonte Cupa ad Anitrella, vicino ad Arce, il corpo della ragazza che era stato adagiato in posizione supina e che mostrava il viso avvolto in un sacchetto e sulla bocca e naso del nastro adesivo, mentre le mani e i piedi erano stati legati con scotch e fil di ferro.

Sul volta della ragazza c’era una ferita all’occhio sinistro, ma le cause della morte furono determinate per asfissia.

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Immediatamente partirono le indagini del caso, per scoprire chi fosse l’omicida e tra i primi nomi spuntò quello di Carmine Belli, un carrozziere con cui Serena si sarebbe dovuta incontrare e che in seguito venne prosciolto da tutte le accuse.

Dopo la misteriosa morte per suicidio del carabiniere Santino Tuzi, che aveva dichiarato che la ragazza si era recata in caserma quel giorno, le indagini cominciarono a virare nella giusta direzione.

Serena Mollicone, il movente dell’omicidio

Serena Mollicone
Serena Mollicone

A quanto pare intorno alle ore 11.00 dell’1 giugno 2001 Serena Mollicone si recò in caserma dei Carabinieri e da lì non ne uscì viva.

Ad essere indagati con l’accusa di omicidio volontario e occultamento di cadavere furono il maresciallo Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie.

Si presume che il movente del delitto potrebbe essere legato ad un traffico di droga nel quale è probabile sia stato immischiato Marco Mottola e di cui Serena Pare fosse a conoscenza.

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Dalle ricostruzioni il figlio del comandante colpì Serena e questa arrivò a sbattere la testa contro una porta ferendosi il volto, ma la causa della morte è stata identificata per soffocamento a causa del nastro adesivo e della busta di plastica sul volto.

Nel 2019 le indagini si sono chiuse con l’accusa di omicidio aggravato di Franco Mottola, la moglie e il figlio Marco.
Inoltre il sottufficiale Vincenzo Quatrale è stato indagato per concorso in omicidio e Francesco Soprano, un altro carabiniere, per favoreggiamento.

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