Tyler Rake, un uomo e il compimento del suo destino

Tyler Rake è il nuovo film d’azione entrato nel catalogo Netflix, sceneggiato e prodotto dai fratelli Russo e diretto da Sam Hargrave

Tyler Rake

Ex soldato e ora mercenario per una compagnia militare privata guidata da Nik Khan (Golshifteh Farahani), Tyler Rake (Chris Hemsworth) vede assegnarsi una difficile missione: liberare ed estrarre dalla zona di prigionia Ovi Mahajan (Rudhraksh Jaiswal), figlio di un noto trafficante di droga internazionale finito in carcere. Il ragazzino, rapito da un altro criminale, rischia di essere fatto fuori se il padre non paga il riscatto richiesto. Così Tyler si reca a Dhaka, la capitale del Bangladesh, supportato sul luogo da Nik e altri compagni di squadra. Dopo uno scontro a fuoco con i carcerieri, il mercenario riesce a liberare Ovi. Ma l’esfiltrazione non va per il verso giusto: poliziotti e militari corrotti nonché bracci armati del criminale che ha ordinato il sequestro bloccano tutte le vie di fuga dalla città. Da soli e braccati, a Tyler non resta che ingaggiare una guerra senza quartiere per portare in salvo Ovi e se stesso.

Il cinema degli anni Ottanta è stato permeato da vere e proprie perle filmiche appartenenti al genere d’azione. Non è difficile, quindi, riconoscere come quel periodo sia stato una fucina di titoli, giustamente diventati cult e, ancora oggi, sempreverdi legati – indissolubilmente – a delle icone granitiche, carismatiche e laconiche come i vari Stallone, Schwarzenegger, Van Damme, Willis, Gibson, Norris e Seagal, i “duri a morire” della old school. Poi, con l’avvento degli anni Novanta, tranne per qualche rara eccezione, l’action sembra aver subito una battuta di arresto, quasi un declino sul viale del tramonto. Tuttavia questo genere, per la fortuna degli aficionados e anche degli esperti, è riuscito a non perire semmai, con l’avvento degli anni Duemila, a riguadagnare un terreno molto fertile, regalando dei titoli di spessore come l’ultimo arrivato di Casa Netflix (che tra l’altro ha prodotto interessanti opere come Polar e Triple Frontier), Tyler Rake (Extraction, 2020).

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Adattamento cinematografico della graphic novel Ciudad di Ande Parks riadattata per il grande schermo da Anthony e Joe Russo (qui anche in veste di produttori), Tyler Rake è l’opera prima di Sam Hargrave, un action-thriller che si muove, agilmente, tra passato e presente, tra vecchia scuola, appunto, e quella affine al XXI. Facendo suoi i tòpoi nonché l’immaginario di tanto cinema d’azione della decade degli Eighties e assimilando le lectio di titoli coevi come la saga di John Wick, il Red Zone di Peter Berg e i due cult di Gareth Evans The Raid e The Raid 2, il lungometraggio di esordio del regista Hargrave riesce a creare una personale identità, nonostante le forti connotazioni in comune con i suoi “fratelli” filmici.

Tyler Rake: un action realistico e crudo tra vecchia e nuova scuola

Tyler Rake

Tyler Rake ha subìto l’influenza di quei balletti di piombo di wooiana memoria riadatti, oggi, con una nuova linfa grazie a John Wick: difatti, nelle scene di combattimento, che siano a colpi di close quarter combat, all’arma bianca o con pistole e fucili d’assalto Tyler Rake ri(scrive), a modo suo, le coreografie d’azione come quelle viste in John Wick – Capitolo 2 (al quale dedica una scena/citazione) e John Wick 3 – Parabellum senza dimenticare l’azione non stop dei già citati due capitoli di The Raid mischiando, il tutto, con le ambientazioni verticali e orizzontali e le guerriglie urbane viste in Red Zone e in 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi in un continuo e brutale bagno di sangue. Mero patchwork di situazioni già viste e, qui, riproposte per l’ennesima volta? Assolutamente no.

La grandiosità di un titolo come Tyler Rake risiede nell’essere riuscito sì a ri(proporre) tutti gli ingredienti di tanto cinema action sia degli anni Ottanta sia degli anni Duemila, però in maniera del tutto originale e con un livello qualitativo molto elevato. L’omonimo protagonista interpretato con il giusto physique du rôle e una convincente carica drammatica da Chris Hemsworth (qui lontano dai panni di Thor), fa dell’opus di Sam Hargrave il propulsore dell’intera vicenda: Tyler è un uomo-esercito, apparentemente (quasi) imbattibile e psicologicamente inscalfibile. Eppure, dietro il fisico scultoreo, le capacità di battaglia e la scorza da duro, nasconde il dolore e l’incapacità di superare un grave lutto che ha segnato, per sempre, la sua esistenza. La storia che prende le mosse in Tyler Rake è quella di un uomo e il compimento del suo destino, un eroe d’azione che fa la cosa giusta non per coraggio bensì per dare un senso alla sua vita oramai in frantumi. E anche quando la missione non va come previsto e i piani alti cambiano le carte in tavola, Tyler decide di andare avanti ed essere quello che non è mai, realmente, stato.

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In questo, il film a marchio Netflix ha un valore aggiunto poiché tra una sequenza di inseguimento e furenti e letali shootout in cui gli headshot, i corpi crivellati e i proiettili neanche si contano offre profondi momenti di introspezione e di creazione-solidificazione di un rapporto putativo tra padre (Rake) e figlio (Ovi) il che, di certo, non guasta e, insieme a brevi sprazzi di humour volti a mitigare il notevole crescendo di tensione, consentono a Tyler Rake di essere un pacchetto completo di tutto rispetto. Sceneggiato e diretto con impeccabile maestria, il primo titolo filmico della (si spera proficua) neonata filmografia di Hargrave è un riuscitissimo mix di adrenalina, violenza e dramma; un film molto realistico, crudo e brutale, difficile da vedere per i deboli di stomaco e i poco avvezzi ma imprescindibile per chi è cresciuto a pane e action.

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