Kim Rossi Stuart, Coronavirus: la grande preoccupazione dell’attore

La sorella di Kim Rossi Stuart, Loretta Rossi Stuart, ha dichiarato di essere preoccupata per le sorti del figlio in carcere in piena emergenza Coronavirus.

Loretta e Kim Rossi Stuart
Loretta e Kim Rossi Stuart

Grande preoccupazione per la sorella dell’attore Kim Rossi Stuart, Loretta Rossi Stuart, in pena per le sorti del figlio Giacomo attualmente in carcere a Rebibbia.

La donna infatti pare non abbia notizie del figlio da 12 giorni e che l’ultima volta lo abbia potuto vedere tramite Skype a causa dell’emergenza Coronavirus.

In seguito alle norme emesse dal governo per evitare la diffusione e contagio di questa malattia, è stato dato lo stop ai colloqui in carcere.

Tale situazione nei giorni scorsi ha dato via in alcuni casi a delle vere e proprie rivolte all’interno di numerose carceri italiane, portate avanti dagli stessi incarcerati e dai propri parenti all’esterno delle mura.

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E’ una situazione parecchio delicata che sta preoccupando il paese, già in crisi a causa dell’espansione del virus.

Ecco dunque che la donna si trova in una situazione disperata, definita da lei inaccettabile e disumana, impossibilitata a poter avere contatti con il proprio figlio.

Giacomo Seydou Sy sembra sia affetto da un disturbo bipolare borderline e a causa della droga pare arrivi spesso a perdere il controllo di sé.

La donna però dichiara che il figlio si trova indebitamente nella struttura di Rebibbia e che in realtà sarebbe dovuto essere in una Rems, cioè una struttura sanitaria di accoglienza.

Kim Rossi Stuart, l’appello della sorella Loretta

Loretta Rossi Stuart
Loretta Rossi Stuart (Fonte: Instagram ufficiale)

Per la sorella di Kim Rossi Stuart dunque, si tratta di una detenzione illegale quella del proprio figlio, pensiero supportato anche dallo stesso legale che assiste il ragazzo.

È stato infatti presentato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, poiché pare non sia stata presa in carico la condizione psicopatologica del ragazzo, che sarebbe incompatibile con il regime carcerario.

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Lo stesso legale di Giacomo ha anche dichiarato che lo Stato italiano dovrebbe adottare delle misure di sicurezza che tutelino i pazienti psichiatrici che si inseriscono nel circuito penitenziario.

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