Feral, Ravenna Nightmare Film Fest: Kaiser “Dario Argento e…” (ESCLUSIVA)

In diretta dal Ravenna Nightmare Film Fest abbiamo intervistato in esclusiva il regista messicano Andres Kaiser dopo la messa in onda di Feral.

Feral, Andres Kaiser
Feral, Andres Kaiser

L’edizione di quest’anno del Nightmare Film Festival di Ravenna è davvero emozionante e ricca di colpa di scena. La protagonista numero uno e più attesa è senza alcun dubbio la regista Liliana Cavani, con il suo Portiere di notte. Ma sono tanti altri i registi che stanno conquistando il pubblico presente.

Al Festival, tra gli altri, è stato proiettato Feral, film del 2018 di cui Kaiser è anche sceneggiatore. La trama è molto particolare, visto anche il modo di raccontare che ha il messicano bravo a fondere immagini fictionali ad elementi documentaristici per raccontare la storia di un sacerdote psiconalista che decide di segregare tre bambini “selvaggi” nel tentativo di rieducarli. Grazie a immagini spurie riesce così a raccontarci una storia avvincente e non senza colpi di scena.

Feral, Ravenna Nightmare Film Fest: l’intervista esclusiva ad Andres Kaiser

A proposito di Feral Andres Kaiser, proiettato al Ravenna Nightmare Film Fest, conferma la nostra impressione sull’uso di un cinema postmoderno: “Sì, mi piace molto questo modo di fare cinema anche grazie alla voglia di andare a ripescare materiale di repertorio. Per esempio adesso sto lavorando a un film che possa far cozzare insieme alcuni vecchi videotape del mio bisnonno e altro girato. Mi piace sperimentare e lavorare in merito“.

Quando gli chiediamo quali sono le sue fonti di ispirazione Kaiser non ha dubbi e risponde senza troppi giri di parole: “Sicuramente mi ispiro a quello che è il mio regista preferito, David Lynch. Mi piace la sua “stranezza”, il suo modo di ragionare e lavorare con grande estro. Sono diversi gli autori sia di cinema che in letteratura del Messico. Mi viene poi da pensare a Dario Argento, un vero maestro. Sto lavorando a un qualcosa che è nato dopo che ho guardato Profondo Rosso, nella sua plasticità mi ha emozionato”.

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