Billy Joel, la musica che unisce anche in tempo di Guerra Fredda

Lo statunitense Billy Joel tenne 6 concerti in Unione Sovietica, in piena Guerra Fredda, dimostrando la potenza della musica che va oltre le barriere.

billy joel

Va in onda questa sera su Rai 5 in seconda serata (ore 22.50) il documentario Billy Joel – The Bridge to Russia. Il musicista statunitense in piena Guerra Fredda si esibì in Unione Sovietica per sei tappe che hanno fatto la storia. Prima di lui lo avevano fatto Elton John e James Taylor, ma Joel fu il primo a tentare di aprire una breccia culturale per distendere i rapporti tra le due grandi potenze mondiali.

Billy Joel, una breccia nel Muro di Berlino

“Per quanto mi ricordo l’Unione Sovietica era il nemico e faceva paura. Avevo paura dei russi, li vedevo come dei monoliti, delle persone bellicose, desiderose di distruggere gli Stati Uniti – queste le parole del sassofonista di Billy Joel Mark Rivera – Lui dimostrò che la musica è un linguaggio potente e universale, più efficace nell’unire le persone di qualunque leader mondiale“.

Mikhail Gorbachev, da amante del rock’n roll, firmò insieme al Presidente Reagan un accordo di scambio culturale Stati Uniti-Unione Sovietica, per aprire una linea di comunicazione. Joel firmò per sei concerti tra luglio e agosto 1987.

Il suo ingresso nel Paese fu un vero e proprio atto politico, qualcosa di sconvolgente e senza precedenti. Dopo la tappa a Mosca sul New York Times si leggeva: “Billy Joel ha portato il suo rock-and-roll qui e ha conquistato le anime del pietrificato pubblico sovietico, portandolo a urlare, ballare sulle sedie e a guardarsi attorno meravigliato“.

Il musicista dovette affrontare non pochi imprevisti e problemi in Unione Sovietica, anche dovuti alla sua voce, che gli giocò qualche scherzetto, ma quel tour è ricordato come qualcosa di storico, che ha dimostrato quanto la musica sia capace di unire, quanto non conosca distinzioni né distanze né confini territoriali o conflitti politici.

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