Stefania Nobile ospite di Live Non è la D’Urso ha avuto un’accesa discurssione con Enrica Bonaccorti. Le due donne si sono scontrate in materia di pentimento. La donna si altera quando la giornalista le chiede se si è pentita per quello che ha fatto.
Secondo la figlia di Wanda Marchi, con il carcere lei e sua madre hanno pagato il loro debito con la giustizia e oggi non devono più provare niente a nessuno. Stanche di essere additate hanno preferito trasferirsi in Albania dove non le conosce nessuno.
Stefania Nobile è la figlia di Wanna Marchi, anche lei, come sua madre, è un noto personaggio televisivo conosciuto soprattutto per il processo ai danni suoi e della Marchi che le vide colpevoli di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e minacce nei confronti di moltissimi telespettatori. Questa sera sarà ospite del programma di Barbara D’Urso, Live – Non è la D’Urso.
Stefania Nobile oggi, marito, Albania
Oggi Stefania Nobile ha 54 anni ed è una donna libera; ha scontato la sua pena e vive la sua vita nel modo più semplice possibile. Durante il periodo della sua detenzione ha conosciuto Davide Ivan Lacerenza, che ben presto diventò anche il suo fidanzato e datore di lavoro; Lacerenza permise infatti a Stefania e sua madre Wanna di lavorare nel suo bar/ristorante non appena le due donne furono in possesso del permesso di semilibertà. Questa esperienza, ed il rapporto con Davide, hanno fatto più volte dichiarare a Stefania di star vivendo una nuova vita e di esserne molto appagata. Dopo un delicato intervento, alla Nobile, venne dato il permesso di usufruire degli arresti domiciliari, ma dal 2013 è ufficialmente libera.
Su Facebook Stefania Nobile ha una pagina ufficiale che usa come canale per parlare con i suoi 6245 followers. Fra i post della donna ricorrono foto personali in compagnia degli amici, di sua madre e di suo marito. Nonostante Stefania sia più nota per le attività losche portate avanti per anni, il suo profilo appare sobrio e esente dalle stranezze che hanno sempre contraddistinto lei e sua madre Wanna.
