ROMA, Oscar miglior film straniero 2019: Alfonso Cuaron si gioca anche la regia!

Roma si gioca l’Oscar come miglior film straniero 2019. Alfonso Cuaron è pronto a giocarsi anche la regia. Un momento importante con l’uscita di un film che ha fatto breccia nel cuore della critica. Il regista è sempre stato amato per una capacità incredibile di interpretare il cinema internazionale, grazie a un tatto al di sopra della media.

Roma, Oscar miglior film straniero 2019: Cuaron si gioca anche la regia

Roma – Il quartiere in cui è cresciuto il regista Alfonso Cuarón, in un film autobiografico e intimista che sarà presente in varie sezioni agli Oscar 2019. Il premio principale è quello di miglior film straniero, gli altri in gara sono: Un affare di famiglia di Hirokazu Kore’eda (Giappone), Cafarnao di Nadine Labaki (Libano), Cold War di Pawel Pawlikowski (Polonia) e Opera senza autore di Florian Henckel von Donnersmarck (Germania).

Roma Alfonso Cuaron

La sceneggiatura si basa sul racconto delle vicende familiari di una famiglia gringa e borghese di un quartiere di Città del Messico. Tutto il film però ci viene presentato dal punto di vista della domestica india Cleo. Buona parte delle scene infatti sono girate all’interno dell’abitazione di questa famiglia, e molte insistono sullo stretto cortile (come la lunga sequenza iniziale). Il lungo patio è l’elemento di passaggio verso il mondo esterno. Qui c’è il cane di casa che è evidentemente costretto in quello spazio limitato, dovendo sempre fare i suoi escrementi in questo spazio. Una chiusura simile agli eventi che si susseguono nella vita di Cleo. Un ulteriore elemento influente e limitante allo stesso tempo è il legame che si crea con tutta la famiglia e soprattutto con i bambini. La giovane india, sempre delicata e dignitosa nell’accettazione della sua condizione sociale, è chiaramente un’altra madre per loro.

I drammi e la forza femminile

Dalla seconda metà del film iniziano i drammi, anche questi affrontati con dignità anche dal punto di vista registico. Primo tra questi l’abbandono della famiglia da parte del padre, che si è visto solo di sfuggita nelle scene precedenti. Un padre assente in qualche modo nevrotico e problematico.Quando rientra a casa l’auto è troppo grande per lo stretto passaggio del cortile, la telecamera insiste sul particolare della ruota che schiaccia gli escrementi del cane e che Cleo non ha ancora pulito. L’uomo uno volta in casa si lamenta per questo, prendendo così le distanze dall’amore che il resto della famiglia prova verso la domestica e soffermandosi probabilmente su un particolare irrilevante rispetto alla mancata cura verso la moglie e i figli. Il secondo dramma corrisponde alla notizia che Cleo scopre di essere incinta e quando lo rivela al suo amante Fermín, lui se ne va senza farsi più rivedere. Fortunatamente la solidarietà e la forza femminile sono il motore di Roma, infatti Cleo non viene licenziata e anzi viene portata a visitare e accompagnata a scegliere la culla per il nascituro.

Il terzo dramma avviene in questo momento, fuori dal negozio e dalle “mura familiari” scoppia una protesta che non permette l’arrivo in breve tempo all’ospedale, causando così la morte  del bambino prima della nascita. Nonostante il dolore Cleo tornerà alla sua vita, al suo lavoro e alla “sua famiglia” mettendo da parte la sua vita privata, e allo stesso modo anche la madre dei bambini riuscirà alla fine del film ad avere la stessa forza nel dire ai suoi figli che il loro padre non sarebbe più tornato, ma che tutti loro sarebbero stati bene e sarebbero stati uniti. Stilisticamente molto rigoroso nelle inquadrature e nella fotografia che appaiono perfette, in un bianco e nero contemporaneo per parlare del passato oggi, Roma sembra seguire un andamento narrativo che non lascia spazio alle facili emozioni, ma che corrisponde anche nei modi a quella dignitosa capacità di fermezza dello spirito femminile.

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