Omicidio Vannini Quarto Grado, Gianluca Nuzzi intervista la famiglia dopo l’ultima assurda sentenza

Quarto Grado su omicidio Vannini; insieme a Gianluca Nuzzi cercheremo di capire cosa è realmente successo nella villetta di Ladispoli quella terribile sera del 2015. Nel corso della puntata si farà luce sulla decisione presa dal Pubblico Ministero: l’omicidio di Marco Vannini va letto come omicidio volontario o omicidio colposo?

Omicidio Vannini Quarto Grado, il posto segreto di Marco

Gianluca Nuzzi si trova a casa della famiglia Vannini, anziché essere nello studio di Quarto Grado. Lì c’è mamma Marina e papà Valerio, entrambi straziati da dolore da più di tre anni; entrambi sotto shock per la nuova sentenza e la pena data ad Antonio Ciontoli. Nuzzi ed i Vannini si spostano nel posto preferito da Marco; il posto dove studiava, si rilassava, leggeva e sognava il suo futuro: la taverna. 

Lì, Marco era solito passare moltissime ore della giornata, tanto che il papà – in inverno – accendeva il cammino per farlo stare al caldo. Camino che, dicono i genitori, dal giorno della sua morte, non è più stato acceso. “Non ci piace vederlo acceso” ha detto mamma Marina, rammaricata e con lo sguardo perso, volto chissà dove, pensando a chissà cosa.

Dopo 44 mesi e innumerevoli giornate in Tribunale, la faccenda ancora non arriva ad un punto di svolta e sembra che, nonostante sia già avvenuta la morte di Marco, la famiglia Ciontoli, attraverso i suoi legali, non smetta di tormentare i coniugi Vannini. In studio, in collegamento con Nuzzi e la famiglia di Marco, anche Alessandro Meluzzi che si dice indignato dopo quanto appreso dall’ultima giornata in Tribunale; il criminologo ha dichiarato che è nel pieno diritto del cittadino replicare per le sentenze ingiuste o inesatte, poiché alla base di ogni caso vi è la necessità, da parte dei civili, di fidarsi dei propri Magistrati; fiducia che a quanto pare, dopo i recenti avvenimenti, viene a mancare.

Omicidio Vannini, il caso

Durante la sera del 15 maggio 2015, Marco si trovava a casa della sua ragazza, Martina. Il ragazzo aveva con lei e la sua famiglia un rapporto ormai consolidato da tempo e nella casa dove si trovava quella sera era un abitudinario. In tarda serata il vicinato inizia a sentire strane urla e rumori sinistri provenire dalla villetta, ma senza riuscire a capire cosa stesse realmente succedendo. In casa, oltre a Marco e alla sua ragazza, c’erano anche Federico, fratello di Martina, con la sua ragazza Viola ed i genitori. Ciò che è successo dopo ha davvero dell’incredibile. 

La dinamica è ancora purtroppo da chiarire, ma dalla pistola del Signor Ciontoli, suocero di Marco – militare della Marina, dislocato nei servizi sociali – parte un colpo proprio in direzione del ragazzo. I soccorsi non vengono chiamati subito, bensì dopo diverso tempo, ma Marco è ancora vivo. Durante la prima chiamata al 118, interviene Federico e successivamente sua madre; i due tentano di spiegare cosa è successo, specificando che il ragazzo si è sentito male dopo uno scherzo ed è diventato troppo bianco. Il vociare in sottofondo lascia presagire molta tensione e dopo pochi minuti dall’inizio della chiamata, la Signora Ciontoli dice al centralino del 118 che in realtà l’ambulanza non serve più.

Dopo altro tempo ancora, il Pronto Soccorso viene nuovamente chiamato, questa volta da Antonio Ciontoli, responsabile dello sparo, il quale chiede l’intervento di un’ambulanza, omettendo il colpo di pistola partito, bensì dicendo che il ragazzo si è fatto male cadendo su un pettine appuntito. Il 118 manda dei soccorsi, senza però il necessario per intervenire su una ferita da arma da fuoco; appresa solamente in ospedale la notizia è troppo tardi. L’ambulanza passa dall’entrata del Pronto Soccorso, ma non si ferma, va direttamente alla camera ardente, perché Marco è ormai senza vita. La motivazione di tanto tergiversare su quanto veramente accaduto, starebbe nella preoccupazione del Ciontoli di perdere il suo posto di lavoro.

Nel Commissariato dove viene portata la famiglia Ciontoli, le intercettazioni delle telecamere di sicurezza sentono i familiari accordarsi su quanto accaduto, creando un alibi a tavolino per ogni presente. Dopo il grande clamore, le due famiglie si incontrano di nuovo nell’aula di Tribunale dove ha avuto luogo il processo: ad Antonio Ciontoli vengono dati 14 anni, perché visto come unico responsabile del fatto. Viola, la ragazza di Federico, viene assolta e ai due figli del Ciontoli e sua moglie, vengono dati 4 anni – successivamente cancellati. Dopo l’ultimo sviluppo in Tribunale, Antonio Ciontoli viene dichiarato colpevole di omicidio colposo e gli viene dato il massimo della pena: 5 anni. Quindi  rispetto alla prima sentenza.

Abbate non ci sta

Lo studio in casa dei Vannini

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