Caso Vannini, l’avvocato di Ciontoli lascia tutti senza parole

La storia di Marco Vannini sta davvero facendo il giro dell’Italia, da quando tre anni fa Chi L’ha Visto accennò al primo servizio su di lui. La triste vicenda continua ancora oggi a lasciare il Paese interdetto e purtroppo la giustizia tarda ad arrivare.

La nuova sentenza

Per la vita di Marco, Antonio Ciontoli, è stato dichiarato colpevole di omicidio colposo e per questo motivo gli spetta la pena massima: 5 anni. Anche se la pena, in primo grado, era stata di almeno 11 anni più alta; il reato però è stato derubricato passando, appunto, come già detto, da omicidio volontario a colposo

La famiglia del ragazzo è sotto shock perché non riesce a spiegarsi come sia possibile che dopo molti processi, si sia arrivati a questa condanna così blanda. Durante la lettura di sentenza alcuni presenti, oltre ai genitori di Marco Vannini, hanno gridato la parola “vergogna” più di una volta, dicendosi chiaramente contrariati per la piega che ha preso questa storia.

Prove al processo

Le prove fornite dagli inquirenti erano schiaccianti: dalle registrazioni delle chiamate al 118, in cui si sentivano chiaramente le urla del povero Marco, alle registrazioni dei microfoni del commissariato dove è stata portata la famiglia Ciontoli dopo il fattaccio.

La mamma di Marco dice: “adesso devo riprendermi bene, perché è stato un duro colpo, ma ho intenzione di venire fuori perché deve esser fatta giustizia. Mio figlio lo hanno ammazzato due volte”.

Ad Antonio Ciontoli sono state rimosse le pene accessorie ed è probabile che torni in servizio dopo aver scontato la sua pena. Quello che lascia davvero tutti perplessi è l’assoluta certezza che, se anche l’omicidio non fosse stato volontario, sicuramente la scelta di non chiamare i soccorsi lo è stata e questo è raccapricciante.

Le parole dell’avvocato

Questa sera, su Rai 3, durante la trasmissione Chi L’ha Visto, il legale della famiglia Ciontoli ha detto ai microfoni della trasmissione che: “Ha vinto il diritto. La nostra parte ha sempre sostenuto che il dolo non c’era, l’evento della morte non è mai stato preso in considerazione ed il mio assistito non si è comunque sottratto dal riconoscere le proprie responsabilità. Noi abbiamo solamente cercato di dare il giusto peso giuridico a queste responsabilità”.

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