Ryan Phillippe rapito e torturato in “Catch hell”

Quale adolescente degli anni Novanta non ricorda il bel giovanotto Ryan Phillippe, che, vittima dell’omicida dall’uncino nello slasher So cosa hai fatto, spopolò soprattutto grazie al personaggio di Sebastian Valmont in Cruel intentions – Prima regola non innamorarsi?

Dedicatosi soprattutto al piccolo schermo, dopo i primi dieci anni del XXI secolo lo si era un po’ perso di vista, ma, in realtà, la star americana ha anche avuto nel 2014 il tempo di debuttare dietro la macchina da presa con Catch hell, thriller dai toni quasi autobiografici.

Perché è lo stesso Philippe – che cura anche la sceneggiatura al fianco di Joe Gossett – a vestirvi i panni del protagonista Reagan Pearce, giovane attore già sul viale del tramonto che, chiamato in Louisiana per prendere parte ad un cortometraggio, finisce rapito dai due squilibrati Mike e Junior, ovvero Ian Barford e Stephen Louis Grush.

E, se già l’atmosfera generale appare piuttosto sinistra quando si trova a fare conoscenza con il regista e il produttore dello short a cui viene convocato, la narrazione non tarda a tirare in ballo la già citata coppia di sequestratori che lo rinchiude in una capanna isolata nelle paludi, dove viene ricattato e torturato.

I due, infatti, non solo provvedono a rompergli le mani, ma minacciano anche di violare il suo account twitter per poter caricare materiale compromettente che rovinerebbe per sempre la sua reputazione; man mano che, al di là dei primi minuti, la oltre ora e mezza di visione tende a costruirsi su un’unica claustrofobica situazione in interni da dilatare all’intero lungometraggio.

Situazione tipica della saga Saw – finanziata dallo stesso Mark Burg qui figurante in qualità di produttore esecutivo – e destinata a tirare in ballo perfino alligatori in agguato, ma che, pur concedendo spazio alla violenza fisica, privilegia quella psicologica derivata dal confronto tra la vittima e i carnefici.

In un lento crescendo di tensione atto a scandire un’operazione di genere tra i cui fotogrammi, però, è impossibile non individuare un’allegoria relativa alle assurde leggi dello spettacolo; in cui, tra l’altro, più possiedi e più hai da perdere.

Mai arrivato nelle sale cinematografiche italiane, lo rende disponibile su supporto blu-ray Koch Media, con il trailer nella sezione del disco riservata ai contenuti speciali.

Francesco Lomuscio

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