Riscoperto in dvd “Una vampata d’amore” di Ingmar Bergman

Qualche anno prima ero stato sconsideratamente innamorato. Con il pretesto dell’interesse professionale, spinsi la mia amata a raccontarmi nei dettagli le sue sfaccettate esperienze erotiche. La specifica eccitazione della gelosia retrospettiva mi logorò, graffiandomi nelle viscere e nel sesso. I rituali più primitivi dell’umiliazione formarono con la gelosia una lega indissolubile. Questa miscela per poco non fece esplodere chi l’aveva prodotta”.

Fu l’acclamatissimo cineasta svedese Ingmar Bergman a raccontare questo a proposito del suo Una vampata d’amore, film relativamente sincero e svergognatamente personale concepito nel 1953 e riguardante l’Albert Johansson interpretato da Åke Grönberg, il quale ama Anna alias Harriet Andersson e la confusa vita da circo, ma, allo stesso tempo, è attratto dalla sicurezza piccolo borghese della moglie abbandonata Agda, ovvero Annika Tretow.

Ed è proprio quando il circo approda nella città di quest’ultima che l’uomo viene a sapere del tradimento da parte di Agda, meditando un gesto estremo nel corso di una oltre ora e venti di visione in bianco e nero che la critica francese non esitò a giudicare come una delle più perfette delle opere “nere” del futuro autore de Il settimo sigillo e Persona, capace di lasciar intravedere – al di là della storia d’amore di base – un tentativo di introspezione nei misteri della psiche umana.

Introspezione che, con non poco pessimismo, effettua portando in scena un’umanità infelice ed incapace di superare la propria condizione, a proposito di cui aggiunse: “Si può dire che l’episodio di Frost e Alma è il motivo conduttore. Poi seguono, in una cornice temporale unitaria, una serie di variazioni: erotismo e umiliazione in combinazioni variabili”.

Con il circo a fare da allegoria esistenziale (d’altra parte, cosa rappresentano le maschere sui volti?) ed evidenti influenze provenienti dalla cupezza della celluloide muta risalente all’Espressionismo tedesco; ma anche la capacità di anticipare stilemi e tematiche cari al Federico Fellini de La strada e titoli successivi, nonché di apparire, in un certo senso, in qualità di antenato de La ballata dell’odio e dell’amore di Álex de la Iglesia, realizzato cinquantasette anni più tardi.

È Ripley’s Home Video a recuperarlo dal dimenticatoio su supporto dvd, con interessanti note dello stesso Bergman e del direttore della fotografia Sven Nykvist incluse nella custodia.

Francesco Lomuscio

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