Shia LaBeouf e la vandalizzazione dell’installazione anti-Trump

Ripreso dalle telecamere, il 21 febbraio, un uomo con il volto coperto ha imbrattato con della vernice rossa la webcam utilizzata da Shia LaBeouf e dai suoi collaboratori Luke Turner e Nastja Sade Ronkk per riprendere e trasmettere in streaming le manifestazioni all’esterno dell’El Rey Theater di Albuquerque.

L’attore, che a gennaio è finito in manette per aver sferrato un pugno a un neo-nazista incappucciato e preso a pronunciare alcune frasi a sfondo razziale (pare abbia persino detto che Hitler non abbia fatto nulla di male nel voler proteggere la razza bianca) e che dovrà adesso rispondere delle accuse di aggressione e molestie, si è visto di recente costretto a spostare il sito delle proteste da New York al New Mexico, dopo la decisione dei dirigenti del Museum of the Moving Image di far sgomberare l’area circostante dove i manifestanti, al grido di “He will not divide us”, promettevano di far sentire la loro voce per tutta la durata del governo Trump.

Il comunicato affidato a WENN riporta: “L’installazione era diventata motivo di episodi di violenza e ha superato quelli che erano i suoi intenti originari. Ci sono state dozzine di tafferugli e numerosi arresti, e la polizia ormai stazionava 24 ore su 24, 7 giorni su 7, all’esterno del museo”.

Da parte loro, i manifestanti hanno esposto un cartello con la scritta: “SIAMO STATI ABBANDONATI DAL MUSEO”.

 

Impostazioni privacy