Cosa faceva il giovane Brad Pitt tra cadaveri e omicidi?

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Negli ultimi tempi la stampa ha avuto modo di consumare fiumi d’inchiostro per parlare della sua separazione dalla moglie Angelina Jolie.

Considerato da ormai molti anni uno dei divi più affascinanti sfornati da Hollywood, non sempre, però, Brad Pitt ha vantato nella propria filmografia titoli memorabili come lo sono stati, tra i tanti, Seven di David Fincher e  Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

Infatti, sarebbe sufficiente dare uno sguardo ai suoi impegni lavorativi che gli hanno segnato il 1989 per riesumare dal dimenticatoio Cutting class – il ritorno di Brian di Rospo Pallenberg, che, anche conosciuto come Giovani omicidi, lo vide nei panni di un belloccio studente fidanzato con la coetanea dal volto dell’allora reginetta dell’horror Jill Schoelen (Il fantasma dell’opera con Robert Englund tra i film interpretati) e della quale si innamorava anche un ragazzo appena uscito dall’ospedale psichiatrico e sospettato di aver ucciso il padre.

Mentre si susseguivano una serie di delitti spazianti da un tizio carbonizzato vivo e un altro infilzato con l’asta di una bandiera mentre saltava sul tappeto elastico, al servizio di un tipico slasher movie partorito dal decennio in cui spopolarono i vari Venerdì 13 e Nightmare.

Slasher movie che, con il Roddy McDowall di Ammazzavampiri incluso nel cast, rimane, di sicuro, tra i peggiori e decisamente meno memorabili degli anni Ottanta, caratterizzato da una piatta regia e tempestato di situazioni e messa in scena a dir poco ridicole.

Ci sembra anche normale, quindi, che l’interprete di World War Z, non ne parli mai… allora oltretutto inconsapevole, inoltre, del fatto che sarebbe stato in seguito candidato per ben tre volte al premio Oscar come miglior attore, per poi aggiudicarsi l’ambita statuetta in qualità di produttore di 12 anni schiavo di Steve McQueen.

Francesco Lomuscio

 

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