Il nuovo film di Steven Spielberg sarà prodotto da Andrea e Raffella Leone

Reduce da Il ponte delle spie, colui che ci ha regalato i brividi de Lo squalo e Duel, ma anche le emozioni per famiglia delle avventure dell’extraterrestre E.T. e dello spericolato archeologo Indiana Jones sta per tornare dietro la macchina da presa.

Tratto dal romanzo di David Kertzer riguardante la vera storia del giovane bambino ebreo che, nella Bologna del 1858, fu segretamente battezzato e forzato a diventare cristiano, si intitolerà The kidnapping of Edgardo Mortara il nuovo film diretto da Steven Spielberg, le cui riprese inizieranno a febbraio 2017 in Italia.

Adattamento per lo schermo di una sceneggiatura dello scrittore Tony Kushner, premiato con il Pulitzer, sarà interpretato da Oscar Isaac e Mark Rylance e vedrà Andrea e Raffaella Leone con la loro Leone film Group entrare nella produzione insieme ad Amblin Entertainment. La società distribuirà anche il film in Italia, come previsto dall’accordo con DreamWorks Studios, ora Amblin Partners.

Per quanto concerne la trama, il caso Edgardo Mortara fu una vicenda storica avvenuta nello Stato Pontificio, durante il Risorgimento italiano, e riguardante la sottrazione, da parte delle autorità clericali, di un bambino di 6 anni dalla propria famiglia di origine ebraica, avvenuto il 23 giugno 1858, a cui fece seguito il suo trasferimento a Roma per esser allevato come cattolico.

I fatti ebbero inizio a Bologna, quando Edgardo Levi Mortara, nato il 27 agosto 1851, fu battezzato, all’insaputa dei suoi genitori, nel suo primo anno di vita, dalla domestica, che lo riteneva a rischio di morte imminente a causa di una malattia. Per effetto delle leggi vigenti nello Stato Pontificio, che prevedevano l’obbligo di impartire un’educazione cattolica a tutti i battezzati, i genitori del bambino persero la patria potestà e Edgardo ricevette un’educazione in un collegio cattolico al di fuori della famiglia d’origine.

Una volta rivelato al grande pubblico, il “caso Mortara” divenne ben presto uno scandalo internazionale le cui ripercussioni si avvertono ancora oggi all’interno della Chiesa cattolica e ne influenzano tuttora le relazioni con le organizzazioni ebraiche.

Il giornalista cattolico Vittorio Messori sostiene che dietro la risonanza del caso vi fosse la mano di Cavour che lo avrebbe utilizzato strumentalmente contro lo Stato pontificio per mettere in difficoltà i cattolici francesi e Napoleone III (garante dell’integrità dello Stato pontificio) e sfruttare la situazione in favore del Piemonte.

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