Quante ne sapete su “Gravity”?

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Vincitore di sette premi Oscar, Gravity – con la sua storia dei due astronauti che si perdono nello spazio – non ha certo bisogno di presentazioni.

Ma sapevate che il regista Alfonso Cuarón aveva scritto la sceneggiatura insieme al figlio Jonás molti anni prima per la Universal Pictures e che il progetto fu poi cancellato per l’elevato costo e il rischio commerciale? Soltanto successivamente lo script e i diritti di distribuzione sono stati acquistati dalla Warner Bros, che, inizialmente, mostrò il progetto ad Angelina Jolie.

L’attrice, però, rifiutò il ruolo da protagonista poi finito a Sandra Bullock, ma prima della quale furono prese in considerazione Marion Cotillard, Scarlett Johansson, Blake Lively, Rachel Weisz, Natalie Portman, Naomi Watts, Abbie Cornish, Carey Mulligan, Sienna Miller, Rebecca Hall e Olivia Wilde.

La Bullock, che per il film ha ottenuto uno dei contratti più alti della storia del cinema (partendo dai venti milioni di dollari di cachet, più il 15% del guadagno Warner per i diritti di noleggio e distribuzione del film, che si aggira intorno ai cinquanta milioni, per un totale di settanta milioni di dollari), tra l’altro, prima delle riprese ha dovuto seguire un training fisico per sei mesi e, insieme al regista, ha lavorato anche molto sul “respiro” del personaggio della dottoressa Stone, attraverso cui avrebbe espresso le sue emozioni. Oltre a dover imparare tanti spostamenti, precisi al secondo (l’astronauta Catherine Coleman le ha parlato della vita nello spazio e dato preziosi consigli).

Per il ruolo di protagonista maschile, andato poi a George Clooney, invece, la Warner considerò Robert Downey Jr., Daniel Craig, Tom Cruise, Tom Hanks, Harrison Ford, Bruce Willis e Denzel Washington.

Per quanto riguarda le scene che si svolgono nello spazio e negli interni delle varie stazioni spaziali, sono state realizzate nei Pinewood Studios e nei Shepperton Studios, nel Regno Unito; mentre la scena sulla terraferma è stata girata nel Lago Powell, in Arizona.

Tra l’altro, l’80% del film è composto da computer grafica e negli Stati Uniti è stato vietato ai minori di tredici anni per la presenza di “intense sequenze pericolose, alcune immagini inquietanti e linguaggio inadeguato”.

 

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