Carabinieri, spie e terrorismo nei corti di Paolo Radi

pollice verde

Il 13 luglio 1814 la famiglia dei Savoia con la legge reale (“Regie Patenti”) istituì il Corpo dei Reali Carabinieri, al quale vennero via via assegnate crescenti funzioni di polizia. I dragoni reali del Regno di Sardegna cessarono così le loro funzioni che avevano avuto in precedenza.
Basandosi su una storia raccontatagli nell’agosto del 2009 da un cittadino francese all’interno di un bar della Provenza, il docente di letteratura e storia presso l’I.T.E. Bramante/Genga Paolo Radi è partito da questo evento storico per mettere in piedi l’anno dopo – in collaborazione con l’istituto stesso e con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri – il cortometraggio di ventitré minuti The five dragons, che apre nella Sardegna del XIX secolo per poi spostarsi nella Roma dei giorni nostri.
Ventitré minuti che, alternati tra bianco e nero e colore e principalmente costruiti sui dialoghi, vedono protagonisti alunni ed ex alunni della scuola per raccontare la vicenda di un giovane tenente dell’arma appena arrivato in una nuova città e destinato a ricevere una minaccia di morte da un fantomatico gruppo terrorista.
Del resto, mentre che prendono forma le indagini e che si imbatte in un progetto eversivo moderno ma con radici che si perdono nella storia, è la tematica della strategia della tensione a trovarsi al centro di un elaborato che attinge dal quotidiano per sfociare, però, nel thriller da schermo.
E non si tratta dell’unico short concepito da Radi insieme ai suoi ragazzi, in quanto, affrontando gli argomenti del terrorismo internazionale e dei reparti speciali, ha visto la luce nel 2013 anche Pollice verde, che ha avuto l’approvazione della Marina Militare (è stato usato per la prima volta l’acronimo Comsubin) e ha ricevuto la I Menzione speciale presso la Rassegna annuale del cortometraggio e mediometraggio di Padova.
Prendendo le mosse da un fatto realmente accaduto, stavolta si parla in diciassette minuti di un misterioso attentatore fuggito dall’Afghanistan per colpire il Conservatorio di Pesaro nel giorno in cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; man mano che s’incontrano nella capitale diversi agenti segreti e che viene tirato in ballo un ”Ardito Incursore di Marina” che non ha ancora terminato l’addestramento, il quale stringe anche amicizia con una giovane musicista araba… fino allo spiazzante epilogo che, rifacendosi in maniera evidente alle spy story bondiane, rende giustizia al titolo.
Anche se il più movimentato dei brevi lavori radiani si rivela il precedente The software, interpretato nel 2011 da veri poliziotti e che, facendo riferimento all’agente Gladio G71, ha ricevuto un diploma di merito sempre nel già menzionato concorso di Padova.
Infatti, è il software G71 che, introdotto in qualsiasi dispositivo hardware, dovrebbe neutralizzare comportamenti devianti a trovarsi nelle mani di un giovane ispettore incaricato di verificarne il funzionamento non appena fa ritorno da un corso di specializzazione informatica. Con l’azione che sale in maniera progressiva per condurre al finale inaspettato degli undici minuti totali.

Francesco Lomuscio

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