Alcune curiosità su “Suburra”

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Il regista ha voluto avvicinarsi alla storia come se si trattasse di un noir metropolitano, pensando all’adattamento del romanzo con un approccio simile al classico gangster movie, mentre il produttore Stefano Rulli vede nel racconto uno stile e un’atmosfera vicini a quelle create da Brian De Palma e Jonathan Demme.

Ma sapevate che Suburra, il tanto chiacchierato film di Stefano Sollima, è stato girato nei luoghi di Roma in cui si svolgono gli eventi ad eccezione delle sequenze ambientate in Vaticano, girate completamente su un set che ricostruisce le stanze private del Papa?

Si tratta soltanto di una delle curiosità riguardanti la pellicola, tratta dall’omonimo libro di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, ma a differenza del quale, però, non possiede la voce narrante del carabiniere Marco Malatesta che indaga sulla corruzione della capitale, in modo tale da conferire una struttura corale al tutto, senza che nessun personaggio facesse da introduttore.

Come ormai è risaputo, tra l’altro, Suburra sarà la prima serie – in dieci episodi – originale Netflix italiana, sebbene Sollima, nel corso delle prime interviste rilasciate per promuovere il film, avesse negato l’esistenza di un progetto di realizzare una serie televisiva che espandesse la storia portata sul grande schermo.

E la piattaforma di streaming online ha anche fatto debuttare il lungometraggio negli Stati Uniti in contemporanea con la sua distribuzione nei cinema italiani. La possibile nuova strada di evolvere un progetto cinematografico anche in una serie televisiva è stata individuata dal produttore Riccardo Tozzi nel 2004 grazie alle bozze di “Romanzo criminale” e lo stesso schema si è ripetuto con “Gomorra”, ottenendo l’attenzione e l’approvazione internazionale.

Per Suburra Sollima ha dovuto richiedere la presenza sul set di numerose comparse per alcune delle scene più importanti e imponenti: dalle manifestazioni pubbliche a un incendio, fino a una drammatica sparatoria ambientata in un supermercato; con la risultante dell’assunzione di quasi duemila persone per aumentare la spettacolarità del progetto.

Progetto in cui non solo si nota l’assenza di personaggi in cui la moralità sia evidente e che prendano delle decisioni senza pensare al proprio tornaconto personale o cercando di raggiungere obiettivi poco limpidi, ma anche la tendenza da parte del racconto di andare alla ricerca delle radici del male, mostrando come la criminalità sia inestricabilmente legata alla politica e alla vita civile.

E, per enfatizzare un’atmosfera quasi apocalittica che anima gli eventi, il regista ha scelto di utilizzare l’acqua come elemento metaforico, inserendo delle sequenze caratterizzate da pioggia battente. Una curiosità divertente, invece, riguarda Elio Germano, che interpreta l’organizzatore di eventi Sebastiano indossando pantaloni stretti e giacche che hanno causato un po’ di battute divertite sul set, tanto da rendere la situazione del suo interprete piuttosto scomoda e da sottolineare l’importanza data all’immagine dal personaggio.

Infine, pare che Sollima, cresciuto sui set di suo padre Sergio (dove si giravano storie piene di cowboy e pirati) lavorando anche come comparsa ne “Il corsaro nero”, abbia deciso di intraprendere la carriera di regista dopo aver lavorato come cameraman e si prepara ora a nuove scelte per il futuro: ha attirato l’attenzione di Hollywood e ha un agente che lo rappresenta negli Stati Uniti, ma accetterebbe solo se gli venisse offerto un progetto di qualità superiore a quelli di cui si sta già occupando.

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