Ettore Scola: “La mia Bohème in 4K”

LA BOHEME

“Il 4K è semplicemente un nuovo standard quattro volte più definito dell’HD, quindi i dettagli vengono eseguiti in maniera magistrale; abbiamo scelto quest’opera eterna perché il 4K sarà quasi eterno”.

Parole di Giuliano Berretta, presidente della DBW Communication che, in occasione della XXIX edizione del Festival Eurovisioni, ha presentato in anteprima mondiale – in coproduzione con Rai Com e il supporto di Eutelsat Communications – la prima opera lirica in 4K: “La Bohème” di Giacomo Puccini, con regia teatrale del maestro della Settima arte Ettore Scola, le scene dell’amico e collaboratore di sempre Luciano Ricceri e i costumi di Cristina Da Rold (senza contare la regia televisiva di Francesca Nesler).

L’autore di “C’eravamo tanto amati” e “Brutti, sporchi e cattivi” ha dichiarato in proposito: “Quando si cerca un regista di cinema per un’opera teatrale, lui pensa sempre alla maniera in cui attualizzarla, a come usare le luci, ci studia un po’; ma, nonostante le diverse riletture, se parla all’uomo un’opera d’arte rimane sempre moderna, contemporanea. Io ho cercato di capire cosa avesse in mente Puccini mentre la componeva, lavorando soprattutto sull’ambientazione”.

Con un cast d’eccezione che vede la voce impareggiabile di Daniela Dessi nei panni di Mimì e Fabio Armiliato, Alessandro Luongo e Alida Berti impegnati ad interpretare Rodolfo, Marcello e Musetta, un’innovativa produzione concepita in formato HFR (High Frame Rate, a cinquanta fotogrammi al secondo) utilizzando sette telecamere 4K Sony F55, un OB Van 4K, lenti cinematografiche 4K certificate ed un nuovo server della Sony capace di registrare contemporaneamente fino a quattro flussi 4K.

Sul podio la “bacchetta pucciniana” Valerio Galli; mentre Berretta già anticipa: “Il nostro prossimo lavoro sarà ‘Il barbiere di Siviglia’ e verrà realizzato nell’ancor più innovativo HDR, ovvero High Dynamic Range, che moltiplicherà la luminanza e i colori offrendo una visione molto simile a quella dell’occhio umano”.

Francesco Lomuscio

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