In dvd la fiaba horror italiana “Monkey boy”

Monkey boy

Con trailer, un backstage di sei minuti e il cortometraggio “Jack and the box” a rappresentarne i contenuti extra, è CG Home Video a renderlo disponibile su supporto dvd, a quattro anni dal suo passaggio sugli schermi del XXXI Fantafestival.
Lungometraggio d’esordio di Antonio Monti, “Monkey boy” (2009) apre con una voce narrante impegnata a raccontare la storia di un re ed una principessa nel loro castello; prima ancora che faccia la sua apparizione la didascalia “Non esistono fiabe non cruente. Tutte le fiabe provengono dalla profondità del sangue e dell’angoscia”.
E, come anche nel cortometraggio di cui sopra, è un inedito Gianni Fantoni nei panni “seri” del capo della polizia a fare da nome di spicco nel corso della quasi ora e venti di visione, destinata immediatamente a passare ai primi ammazzamenti per mano dell’essere scimmiesco del titolo, da sempre segregato nella cantina di un fatiscente casolare di campagna, ma che, in seguito alla morte della sua nutrice e carceriera, si trova a dover affrontare cosa lo aspetta al di là di quella abitazione-prigione.
Un essere che può richiamare alla memoria un po’ tutto il cinema dei freak, da “Quella villa in fondo al parco” (1988) di Giuliano Carnimeo alla filmografia di Frank”Basket case”Henenlotter, ma mirato, in realtà, tutt’altro che al facile sensazionalismo da exploitation.
Infatti, dal momento in cui l’uomo scimmia incontra l’autistica Agata alias Giovanna Gardelli, ragazzina molto particolare che sembra essere l’unica in grado di parlargli, ciò che si presenta agli occhi dello spettatore manifesta, in maniera evidente, il sapore di una moderna favola nera riguardante i drammi dell’incomunicabilità e della conseguente solitudine.
Moderna favola nera che il regista – su sceneggiatura concepita insieme a Chiara Parodi e Davide Zagnoli – inscena nel corso di un’intera nottata e con dialoghi ridotti al minimo, supportato anche dal trucco speciale per mano di Carlo”Eaters”Diamantini e dei toni cupi dispensati dalla fotografia di Davide Crippa.
Con la risultante di una coinvolgente operazione indipendente che non ha assolutamente nulla da invidiare a produzioni decisamente più lussuose.

Francesco Lomuscio

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