L’indipendente Stefano Simone omaggia Bergman con “Gli scacchi della vita”

Gli scacchi della vita

Con le fattezze del Michael Segal visto in “Zombie massacre”, Massimo è un architetto che, ricoverato in ospedale dopo essere stato investito da un’automobile, viene intrattenuto dalla moglie scrittrice tramite la lettura della bozza del suo nuovo romanzo: “Gli scacchi della vita”.
Titolo anche del quarto lungometraggio diretto dal pugliese Stefano Simone (i precedenti furono “Una vita nel mistero”, “Unfacebook” e “Weekend tra amici”), il quale, partendo dall’omonimo racconto di Gordiano Lupi, intende omaggiare l’Ingmar Bergman de “Il settimo sigillo” e “Il posto delle fragole” catapultando il protagonista in un flashback onirico atto a condurlo in una dimensione che lo vede finire a disputare una partita a scacchi contro uno strano individuo.
Partita nel corso di cui Massimo è costretto a rivivere un doloroso episodio della propria vita ogni volta che perde un pezzo; tanto che, assunti i connotati di Libero Troiano, lo troviamo, adolescente, alle prese con il difficile rapporto con la madre prostituta, con la morte del padre e con il lavoro.
Senza contare l’amore perduto, l’amicizia stretta con un barbone e lo scontro con un pericoloso magnaccia; man mano che viene osservato che nella vita e necessario anche il dolore e che ci si chiede se, nel corso di essa, siamo schiavi del caso.
Forse ciò che ci circonda è una creazione della nostra mente, forse le brutte azioni che facciamo possono essere necessarie, forse da un seme cattivo può nascerne uno buono; sono soltanto tre degli interrogativi che lo spettatore arriva inevitabilmente a porsi durante la oltre ora e venti di visione.
Oltre ora e venti di visione di noir contemporaneo che, non priva neppure di una citazione verbale per “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, compensa la non sempre convincente prova sfoderata dal cast – comprendente Gianni Lauriola, Michela Mastroluca e Filippo Totaro – grazie alle efficaci musiche del fido Luca Auriemma, responsabile di quasi tutte le colonne sonore simoniane.

Francesco Lomuscio

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