Prendiamo il mitico Mario Brega e la sordiana Rossana Di Lorenzo e, proprio come nell’ottimo “Vacanze di Natale” (1983), poniamoli nei panni dei genitori di un giovane Claudio Amendola, sempre sotto la regia del Carlo Vanzina – affiancato in fase di sceneggiatura dal fratello Enrico – che li aveva già diretti nel classico della risata sulla neve.
Un Claudio Amendola di borgata e di professione elettrauto che, a causa di un banale incidente con la moto, conosce e si innamora di Tahnee Welch, a sua insaputa ricchissima principessa.
Accade in “Amarsi un po’…” (1984), romantica favola metropolitana d’ambientazione romana che, a suo tempo di non facile reperibilità su supporto vhs, approda nel mercato dell’home video digitale sotto il marchio CGHV.
Romantica favola metropolitana che, con Virna Lisi e Riccardo Garrone impegnati a fare da padre e madre alla ragazza, il figlio di Steno gestisce alternando sentimenti ed occasioni per spingere lo spettatore a sorridere, affidati soprattutto al Fabrizio Bracconeri poi affermatosi tramite il telefilm “I ragazzi della 3 C”, qui nel ruolo del migliore amico del protagonista (la sua battuta con palazzetto dello sport incluso è da antologia).
Del resto, se teniamo in considerazione anche la presenza di Giacomo Rosselli, Nicoletta Elmi e Nicolina Papetti, il suo è solo uno dei nomi coinvolti che hanno poi preso parte alle avventure di Bruno Sacchi e compagni di scuola, nel corso di circa ottantasei minuti di visione che, tra giornate al mare e romantici baci, includono anche una Francesca d’Aloja degli esordi in coppia con il Marco Urbinati che concesse anima e corpo al tifosissimo Luca Covelli nel succitato capostipite dei cinepanettoni.
E provvede una ricca colonna sonora spaziante da “Fiore di maggio” di Fabio Concato a “Mediterranea” di Giuni Russo, passando per “Girls just want to have fun” di Cyndi Lauper ad arricchire sonoramente il classico incontro-scontro vanziniano su celluloide tra diverse classi sociali che ha fatto sognare non pochi adolescenti e ventenni degli anni Ottanta… quando, pur essendo immersi in una società di chiaro stampo capitalista, come suggerito dal film era forse ancora possibile credere che la felicità non dipendesse affatto dal denaro.
Francesco Lomuscio