Sebbene lo sì consideri il primo poliziottesco diretto dal toscano Umberto Lenzi, il quale avrebbe in seguito firmato, tra gli altri, “Roma a mano armata” e “Il cinico, l’infame e il violento”, non si costruisce su una vicenda al cui centro troviamo il tipico commissario di ferro particolarmente portato per il grilletto facile e gli inseguimenti automobilistici in città.
Con il volto di Franco Fantasia, infatti, il poliziotto di turno ha soltanto un ruolo marginalissimo in “Milano rovente”, che, datato 1973 e ricavato da un soggetto del giallista Franco Enna, si concentra sulla figura del siciliano trapiantato nel capoluogo lombardo Salvatore Cangemi alias Antonio Sabàto, che usa la sua azienda ortofrutticola come copertura per il racket della prostituzione.
Quindi, nel corso della quasi ora e quaranta di visione l’attenzione non è posta sull’azione, ma sulle manovre strategiche tra gang rivali; dal momento in cui il boss del traffico di droga Roger Daverty detto “il francese”, ovvero Philippe Leroy, è responsabile dell’omicidio di una delle ragazze del protagonista, il quale, a sua volta, nella sanguinaria guerra che ne consegue chiede aiuto ad un altro “pezzo grosso” da poco rientrato dall’America.
Perché, come nei classici da schermo diretti da Jean Pierre Melville, è il tema del tradimento dell’amicizia a dare il via al massacro; che, tra semina di cadaveri e abbondanza di movimento, se da un lato attinge in maniera chiara dai quasi contemporanei noir di Fernando Di Leo (soprattutto da “La mala ordina”, del 1972), dall’altro non può fare a meno di risentire delle precedenti esperienze lenziane nell’ambito dell’italian thrilling (si pensi solo ai maltrattamenti riservati alle donne, tra cui l’acido gettato sul volto).
Anche se il regista, che coinvolge nell’insieme, tra gli altri, Tano Cimarosa, Marisa Mell e Ugo Bologna, non solo dichiara di rifarsi direttamente a “Rocco e i suoi fratelli” di Luchino Visconti per quanto riguarda la tipologia di personaggi principali, ma, al di là del genere, invita lo spettatore ad avvertire il tessuto sociale di cui la pellicola è intrisa (la sconfitta del “cafone” meridionale approdato a Milano per rifarsi una vita ricca attraverso le scorciatoie della malavita).
Con una presentazione del critico cinematografico Mike Malloy – autore del documentario “Eurocrime! The italian cop and gangster films that ruled the ‘70s” – quale contenuto extra, è RaroVideo a renderlo disponibile su supporto dvd.
Francesco Lomuscio