“Voglio ringraziare tutti per il lavoro che è stato fatto. Chiaramente, quando ho scritto il libro le mie influenze sono state cinematografiche, da film molto complessi. Penso che Paolo e gli sceneggiatori abbiano fatto un lavoro fantastico nel prendere le complessità del libro e che siano riusciti a risolvere la trasposizione in maniera brillante”.
A parlare è lo scrittore di Chicago Stephen Amidon, autore del romanzo “Il capitale umano”, da cui il regista livornese Paolo Virzì ha tratto l’omonimo lungometraggio che, a un anno dalla commedia “Tutti i santi giorni” (2012), gli ha consentito di tornare dietro la macchina da presa per esplorare, però, un genere a lui del tutto nuovo.
Con Fabrizio Bentivoglio nei panni di un ambizioso agente immobiliare in crisi intento a sfruttare cinicamente l’opportunità che gli deriva dal fidanzamento tra sua figlia alias Matilde Gioli e il figlio di un ricchissimo titolare di fondi di investimento interpretato da Fabrizio Gifuni, infatti, ci troviamo dalle parti di un dramma a tinte thriller la cui miccia viene accesa, nel corso dei primi minuti di visione, dall’incidente stradale ai danni di un ciclista.
Incidente che porta immediatamente lo spettatore a chiedersi chi ne sia responsabile, man mano che troviamo in scena anche Valeria Bruni Tedeschi impegnata a fare da moglie al finanziere, Valeria Golino nel ruolo di una psicologa e Guglielmo Pinelli in quello del ragazzo di cui sopra.
Ma, al di là del giovane Giovanni Anzaldo di “Razzabastarda” (2012) destinato a entrare in scena nella parte di un altro ragazzo con cui fa conoscenza la protagonista, abbiamo anche Luigi Lo Cascio ad affiancare il cast dei nomi noti che popolano la pellicola, nei confronti della quale il regista dichiara: “Sicuramente, ero alla ricerca di un tono diverso dal solito, mentre realizzavo il film mi veniva in mente anche un certo cinema alla Claude Chabrol, spero che ciò si senta. Comunque, la mia intenzione era quella di creare un clima di mistero, di allarme nello spettatore, spostando l’ambientazione dal sobborgo del Connecticut descritto nel libro, con le sue ville padronali, alla Brianza”.
E, effettivamente, con la sua struttura volta ad assemblare la ricostruzione di quanto accaduto ricorrendo ai punti di vista di tre diversi personaggi tra quelli sopra elencati, la molla della curiosità non può fare a meno di scattare, nell’attesa di venire a conoscenza della verità.
Però, nonostante gli attori sostanzialmente in parte, non si fatica ad intuire la poca dimestichezza di Virzì con il genere; tanto che non solo confeziona il tutto con un look non molto distante da quello dell’infinità di fiction televisive d’inizio XXI secolo, ma si perde anche in facilonerie di sceneggiatura decisamente imperdonabili per un elaborato di celluloide che si propone di entrare nell’ambito del filone ad alta tensione in aria di giallo (basterebbe citare la maniera decisamente banale e poco credibile in cui viene scoperto il colpevole).
Nei cinema dal 9 gennaio 2014, sotto il marchio 01 Distribution.
Francesco Lomuscio