ANTEPRIMA, ‘MultipleX’ di Stefano Calvagna

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MULTIPLEX STEFANO CALVAGNA / ROMA – Un tempo eravamo maestri del thriller all’italiana, quando un uomo di nome Dario Argento terrorizzava tutti e cinque i continenti. Sono poi arrivati tempi bui da cui non riusciamo ancora oggi a uscire. “MultipleX” è figlio di quella presunzione che basti una telecamera e un’idea, oltre tutto vista e rivista, per fare un buon film di “paura”. Il problema nasce là dove  iniziamo a farci troppe domande. Un gruppo di ragazzi, dopo aver visto un film dell’orrore, decide di passare la notte all’interno del cinema. Ma perchè dei ragazzi, che tra l’altro scopriamo avere la casa libera per la notte, dovrebbero dormire all’interno di un cinema? Detto questo, come da copione uno per uno iniziano a essere massacrati da quello che sembra un guardiano violento e sadico. Troppe sarebbero poi le incongruenze andando avanti nel raccontarvi la trama, ma rispettiamo chi ha lavorato a questa opera e vogliamo lasciarvi “godere” il finale a sorpresa, che ci ha fatto mettere però le mani nei capelli.

Sono fin troppi i luoghi comuni su cui il regista romano insiste. A iniziare dal ragazzo di colore, perchè poi proprio di colore, che fa un filmino per “piratare” la pellicola in proiezione. Passando dal fatto che i ragazzi usano la scusa di dormire nel cinema per avere dei rapporti sessuali con i partner dell’amico. Chi ci viene poi a spiegare perchè dei ragazzi, comunque adulti, dovrebbero passare la notte a giocare a nascondino all’interno di un cinema. E soprattutto perchè in un cinema chiuso di notte tutte le luci rimangono misteriosamente e sempre accese? Perchè deve esserci un ragazzo disturbato, che poi l’autore non decide di strutturare nemmeno come personaggio raccontando le origini dei suoi disturbi? Dopo un pò, caduti dentro ai continui buchi di sceneggiatura, lo spettatore finisce per chiudere un occhi di fronte a queste ingenuità.

Qualcosa da salvare? La sempre straordinaria colonna sonora di Claudio Simonetti che riesce da sola a creare un pò di suspence lì dove verrebbe altrimenti solo da ridere.

M.F.

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