Nightmare vs Nightmare, non è facile sfidare una leggenda

Sfidare una leggenda non è mai facile, soprattutto se questa è ormai radicata nell’immaginario collettivo. Cosa c’è che non funziona nel remake di Samuel Bayer? Semplice, l’assenza di Robert Englund nei panni di Freddy Kruger. E non perché l’interpretazione di Jackie Earle Haley risulti sterile, ma semplicemente perché quel cattivone dal maglione a righe non può avere un sembiante dissimile dall’originale.

L’opera di Wes Craven ha segnato una generazione, inventando, come spesso nella carriera del regista, un modo di fare che tornerà molto utile al cinema horror internazionale. Il sogno non è stato mai archetipo così funzionale delle visioni di studiosi e filosofi, la lama può colpire anche quando teniamo gli occhi completamente socchiusi in preda alle braccia di Morfeo.

Samuel Bayer realizza un remake coraggioso e di tutto rispetto, soprattutto in relazione ai tanti buchi nell’acqua fatti di continuo dalla produzione americana. L’errore, unico e indelebile, è quello di non essere riusciti a confermare Englund nei panni del cattivo.

Il punto di forza e di innovazione invece sta nello studio dei mondi alternativi suscitati dai sogni dei ragazzi. La tecnologica attuale è sfruttata appieno regalando attimi inquietanti e dosati brividi lungo la schiena. Ma senza nulla togliere a questo, seppur buono, film probabilmente dopo qualche giorno la sua immagine scivolerà dalle nostre menti incapace di sostituire quella “incacchiata” dell’attore nativo di Glendale

Matteo Fantozzi

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