Dossier: Taxi Drivers presenta Pablo Larrain

Con il ciclo dei dossier, TAXI DRIVERS, ogni trimestre, dedicherà un approfondimento ad un differente autore. Considerando i drammatici sviluppi dell’attuale crisi economica, i cui effetti sono avvertibili su scala planetaria, abbiamo pensato di impostare una linea editoriale incentrata su tutto quel cinema di contestazione che, negli ultimi anni, è tornato alla ribalta. Analizzeremo, dunque, quei registi (rappresentativi di varie aree del mondo) che si sono particolarmente distinti nel trattare questa tematica (anche e soprattutto sul piano politico), a partire dalla specificità dei paesi di provenienza.

Per il primo numero, la scelta, maturata anche in virtù di una recente retrospettiva che il nostro magazine ha promosso e realizzato presso il Laboratio Fusolab di Roma, è caduta sul cinema di Pablo Larraìn, giovane e significativo autore cileno, i cui film (Fuga, Tony Manero, Post Mortem) costituiscono una  preziosa rappresentazione del profondo disagio prodotto dalla dittatura di Pinochet. L’inattualità delle questioni trattate da Larraìn è, evidentemente, solo apparente: il suo cinema ci segnala come forme di oppressione, omologhe a quelle da lui descritte, siano operative, seppur in forme edulcorate, anche nei paesi “democratici”.

 

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