La vita dei registi: Matteo Garrone e la Nouvelle Vague italiana

LA VITA DEI REGISTI MATTEO GARRONE –
Chi è Matteo Garrone? Nasce a Roma il 15 ottobre 1968, ma questo è riduttivo è solo un dato. Per analizzare la figura di un regista così complesso e importante per questo momento così delicato del nostro cinema, bisognerebbe partire dalle origini.
Intanto Matteo ha la fortuna di nascere e crescere in un ambiente fertile a livello cinematografico. Suo padre è Nico Garrone, noto critico cinematografico, mentre la mamma è Donatella Raimondi nipote dell’attore Adriano e fotografa in voga. L’ambiente in cui si sviluppa la vita di Matteo è quindi pronto all’arte e allo scambio interculturale. Subito infatti il giovane Matteo alla fine del liceo decide di collaborare come aiuto regista a diverse  produzioni.
Fino a che il suo cortometraggio, siamo nel 1996, Silhouette vince il Sacher d’oro. L’anno dopo questo diventerà parte di un progetto più ampio, che porterà Matteo a dirigere il suo primo lungometraggio. Farà infatti parte dell’opera più complessa, Terra di mezzo. In questo tra la fiction e il documentario si raccontano storie di immigrazione e integrazione razziale e sociale.
Prima di vedere la sua seconda opera, Matteo si dedicherà con dedizione al medio metraggio arrivando a realizzare opere di indubbia qualità: Bienvenido Espirito Santo, un documentario girato a New York sul pentecostaismo; Oreste Pipolo, fotografo di matrimoni girato con l’aiuto di Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata e Un caso di forza maggiore.
Nel 1998 è pronto per girare la sua opera seconda, Ospiti. Questo raccoglie entusiasmo al Festival di Venezia e tratta ancora il tema dell’immigrazione, confermando Matteo come regista impegnato nel sociale. Già con questo veniamo a conoscenza di alcune scelte che il regista perseguirà in tutta la sua carriera. Un cinema dato alla sperimentazione con attori non professionisti, camera a spalla e uso della presa diretta.
Due anni più tardi, 2000, realizza Estate Romana confermando queste teorie. Matteo è più interessato agli ambienti e al dolore fisico dei personaggi che alla storia e alla narrazione. Si conferma regista di genere ed è pronto al grande salto.
Tanta fatica per questi primi film, premiata solo di recente dopo che Garrone è diventato una stella del cielo della nostra cinematografia. Infatti questi film rimangono per anni nascosti, senza trovare un ottimo canale di distribuzione. Di recente, saranno passati due anni, prodotto da Fandango esce un cofanetto che raccoglie tutte queste prime esperienze dando al pubblico la possibilità di ammirare questi film prima scomparsi.
Nel 2002 poi per Garrone arriva finalmente la notorietà, con applausi soprattutto dalla critica e dal pubblico di nicchia. In quell’anno infatti esce L’Imbalsamatore, opera che vince il David di Donatello come migliore sceneggiatura. La pesante presenza della Fandango di Domenico Procacci da a Matteo la possibilità di lavorare con un budget più consono e di realizzare un’opera astratta tra lirismo e arte pittorica. Ne esce uno spaccato reale, il fatto raccontato è preso dalla cronaca reale, e inquietante che riesce anche a commuovere.
Per Garrone il problema è ripetersi, ma riesce a farlo con continuità nel corso degli anni. Nel 2004 esce un film ancora di ampio respiro, Primo Amore. Questo segna l’incontro con il controverso Vitaliano Trevisan, che comparirà come attore e sceneggiatore. La storia è sempre presa dalla realtà e liberamente tratta dal romanzo Il cacciatore di anoressiche. Trevisan è un uomo inquietante che si avvicina a Sonia e cambia, in peggio, la sua vita confinandola all’anoressia e al dolore fisico.
Il periodo che segue a Primo amore è difficile per Matteo, che si imbatte in progetti che non riesce a portare a termine. Intanto gli pesa sulla schiena anche l’etichetta di regista di genere che si occupa solo del sociale e non sa realizzare un’opera di propria ispirazione. Fallisce il progetto che doveva portare alla sceneggiatura de L’amico dell’uomo, che doveva raccontare la storia dell’assassino Pietro de Negri, il noto canaro della Magliana.
Ma il successo è dietro l’angolo, infatti nel 2008 arriva la grande produzione e importantissimo successo di pubblico e critica Gomorra. Tratto dal romanzo inchiesta di Roberto Saviano il film si aggiudica il Grand Prix a Cannes, numerosi premi all’European Film Adwards e una nomination per i Golden Globe. Per Matteo è arrivato finalmente il giusto riconoscimento.
Da lì inizia anche un’avventura da produttore, lavorando al fianco del fidato Gianni di Gregorio, suo aiuto regia in più di un occasione, per Il Pranzo di ferragosto.
Intanto sono partite le riprese per il suo nuovo film, Big House, che si incentrerà sul mondo dei reality show. Con quest’opera Matteo si distanzia dalla cronaca, per passare a un altro stato della realtà e per stupirci di nuovo. Staremo a vedere.

Gabriele Orlando

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