Siamo Tutti Inquilini, uno straordinario Aldo Fabrizi

SIAMO TUTTI INQUILINI –
Nazione:
Italia
Regia: Mario Mattoli
Soggetto: Vittorio Calvino; Ruggero Maccari; Ivo Perilli
Sceneggiatura: Vittorio Calvino; Ruggero Maccari
Musica: Pippo Barzizza
Cast: Aldo Fabrizi; Ave Ninchi; Anna Arena; Maurizio Arena; Vittorio Andrè; Gemma Bolognesi; Maria Pia Casilio; Giovanna Cigoli; Paolo Dola; Franca Dominici; Peppino De Filippo; Pia De Doses; Anna Maria Ferrero; Bianca Maria Fabbri; Salvo Libassi; Enzo Maggio; Aurelio Miserendino; Giuseppe Porelli;  Nino Pavese; Turi Pandolfini; Alfredo Rizzo; Giuseppe Raspani Dandolo; Olga Solbelli; Vando Stress; Alberto Talegalli; Tania Weber; Bice Valori; Roberto Vescovi; Enrico Viarisio;
Durata:
98’

 

Valutazione   * * 1/2 / * * * *

 

 

Trama
In un condominio di una città qualunque, potrebbe essere anche la vostra, succedono cose come in tutti gli altri. Una ragazza si trova in difficoltà perché non riesce a pagare il condominio e l’amministratore/tiranno la vuole cacciare. Il portiere svolgerà un ruolo fondamentale.

 

Recensione
Mario Mattoli, uno dei registi più prolifici della storia del cinema italiano, come sempre viene criticato per il suo fare da artigiano. La smania che contraddistingue da sempre il regista è quella di girare il più in fretta possibile per poi occuparsi subito di un altro soggetto. Narra la leggenda che Peppino De Filippo fosse impegnato a Milano e che la pellicola fosse stata girata a Roma; si dice quindi che Mattoli insieme ad Aldo Fabrizi si recò a Milano e in un giorno girò tutte le scene che vedevano impegnato Peppino.
Storie d’altri tempi, che ci portano dentro una commedia che prende spazio dall’appena superata esperienza Neorealista italiana. Come al solito c’è un Fabrizi geniale che fa ruotare il film attorno a se, esibendosi spesso (come nel finale) in monologhi che riassumono la morale del racconto rappresentando in sostanza la forza del popolo.
Peppino è il “rompiscatole”, come nella maggior parte delle altre pellicole in coppia con il romano ben 18, disturbando Fabrizi in ogni sua azione, prendendo i suoi panni e cercando di sostituirlo. I due insieme portano l’elemento comico farsesco che differenzia proprio questo periodo dal neorealismo e che sarà da apri strada per la grande commedia all’italiana del periodo subito successivo.
Senza pretese ma con qualche spunto interessante potremmo riflettere anche sulla figura dell’amministratore proprietario di cinque stabili nel condominio. Dentista di professione ma dittatore fascista di fatto spiegherà la sua figura la sottile metafora del cartellone appeso sulla destra dell’ingresso della portineria laddove il venditore ambulante di uova dirà che a volte di cartelli ne servono anche alcuni a sinistra e magari anche qualcuno al centro.
A volte ridere serve anche per riflettere.

 

Matteo Fantozzi

 

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