JEFF BUCKLEY BIOPIC –
Col suo album Grace nel 1994, il giovane Jeff Buckley entrava a far parte dei più grandi poeti del rock di tutti i tempi. Era poco più che un ragazzino, ma la sua passione e il suo talento innato lo avevano spinto e sospeso verso un grande futuro. In quegli anni registra un’infinità di materiale, dai concerti in Francia, come riporta lo strepitoso live a L’Olympia a Mistery White Boy, dischi che verranno stampati solo dopo il suo tragico epilogo. Come molte anime libere, Jeff Buckley sentiva il peso di un dolore che portava con se in segreto.
Il padre, Tim Buckley, musicista folk americano degli anni 60 e 70 scomparve a causa di un overdose. In qualche modo, attorno alla sua morte, aleggia un mistero. Buckley lo cercherà tutta la vita, seppur discostandosi musicalmente, suonando un rock più vicino alla carica dei Led Zeppelin grazie alle chitarre di Gary Lucas e della sua voce inconfondibile un disco ricco di brani originali e magnifiche cover, come la famosa versione di Hallelujah di Leonard Cohen. Dopo il suo debutto nel tributo al padre, riceverà subito grandi riconoscimenti per Grace e tutti i più grandi poeti del rock viventi gli comunicherano stima e amore.
Sospeso così in alto, Jeff Buckley vola senza saperlo. Volerà così alto in così poco tempo da spezzarsi le ali e cadere? Forse lo farà di proposito, forse no. Un uomo che affronta la vita ogni giorno come lo fanno le canzoni, delicate, camminando sulle punte su un pavimento di cristallo. Resteranno incompiuti molti brani, e usciranno tutti postumi, compreso il secondo album, doppio, Sketches for my sweetheart the drunk nel 1998. Da allora ogni anno a New York si festeggia una giornata sua memoria. Tutti oggi, riconoscono Jeff Buckley per quello che è sempre stato, ma nessuno sa veramente bene la sua vera storia.
La racconterà Jake Scott, figlio di Ridley e regista di videoclips per U2 e altri importanti gruppi a raccontare la storia del musicista annegato nel Wolf River di Memphis il 29 maggio 1997. Scott, regista di Welcome To The Rileys, presentato all’ultimo Sundance Film Festival, si accinge quindi a sviluppare un film tratto dalla biografia Dream Brother: The Lives and Music of Jeff and Tim Buckley, di Davi Browne con la possibilità di utilizzare qualsiasi brano dall’intero catalogo dell’artista. Il progetto è probabilmente stato tenuto “riparato” per molti anni dalla sua famiglia, che ancora oggi gestisce le molte uscite discografiche postume del giovane compositore. Sebbene fosse trapelata da anni la voce di un progetto in sviluppo, finora, pare non si fosse mai arrivati così vicini. Il film sarà scritto da Ryan Jaffe. Impossibile non notare la somiglianza con un altro giovane artista scomparso tragicamente, Heath Ledger, che se fosse stato vivo oggi, avrebbe potuto benissimo interpretare Jeff Buckley in questo film. Che siano insieme da qualche parte…
Davide Tomaselli