Richard Gere paga ancora le dichiarazioni lanciate contro la Cina

Era il 1993 quando, durante la Notte degli Oscar, Richard Gere, chiamato sul palco per consegnare il premio di Migliore Regista, condannò la grave violazione dei diritti umani perpetrata dalle forze militari cinesi contro i tibetani.

Buddista e amico del Dalai Lama, sulle pagine del The Hollywood Reporter ha recentemente dichiarato: “Non vengo scelto per alcuni film perché i cinesi altrimenti storcerebbero il naso”.

E, a proposito di una compromessa collaborazione tra lui e un regista cinese per la realizzazione di un film indipendente, ha osservato: “Due settimane prima dell’inizio delle riprese, mi ha chiamato dicendomi: ‘Mi dispiace, ma non posso’. Avevamo un telefono segreto e ci chiamavamo attraverso una linea protetta. Se avessi lavorato con questo regista, a lui e alla sua famiglia non sarebbe mai più stato permesso di lasciare il paese e lui non avrebbe più lavorato”.

Presto lo vedremo al cinema in Norman, ma non ha mancato di pronunciarsi sul caro vecchio Pretty woman e il suo regista: “Gary Marshall era uno svengali. Il cast era perfetto. Julia era magica. Si era creata un’alchimia irripetibile sul set”.

Consapevole di poter vivere di “rendita” grazie a cult come quello interpretato insieme a Julia Roberts e Ufficiale e gentiluomo, prosegue: “Non mi interessa fare il vecchio raggrinzito nei loro blockbuster. Avevo già ottenuto abbastanza successo da potermi oggi permettere di partecipare a questi piccoli film”.

 

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