Il mafia movie “Afyon oppio” riscoperto in dvd da CineKult

Afyon oppio

Prima di cominciare a parlare della pellicola, riportiamo l’indispensabile nota inclusa nella confezione del dvd edito da CineKult, collana CGHV curata dalla rivista Nocturno e mirata alla riscoperta della celluloide di genere tricolore su supporto digitale: “La versione di ‘Afyon oppio’ che vi presentiamo è un montaggio differente da quello che in origine andò nelle sale all’uscita del film nel 1972. Nella prima parte ambientata in Turchia risulta molto ridimensionato il ruolo di Silvia Monti e vengono oscurate le sue connivenze con la polizia locale”.
Dopo questa precisazione, possiamo tranquillamente cominciare ad osservare che, considerando l’anno di produzione del film diretto da Ferdinando Baldi, autore di “Preparati la bara!” con Terence Hill e “Blindman” con Ringo Starr, la vicenda dell’italo-americano Joseph Coppola alias Ben Gazzara, in Turchia per concludere l’acquisto di un grosso carico di oppio, non rientra affatto nel chiacchieratissimo filone del poliziottesco, esploso soltanto di lì a poco, tenta di cavalcare, in maniera evidente, il successo del contemporaneo “Il padrino”.
Non a caso, non solo il protagonista – che entra in Sicilia nell’orbita di un mafioso affiliato alla cosca del potente Don Calogero, ovvero Corrado Gaipa – possiede lo stesso cognome del cineasta che ci ha regalato il capolavoro interpretato da Marlon Brando, ma i modelli di riferimento dell’operazione sono tutt’altro che italiani, bensì d’oltreoceano.
Del resto, superato un agguato e stretto un accordo con il capo-clan per spartirsi i proventi della droga, lo scaltro Joe vola in America, dove, con un colpo di mano, riesce a concludere un proficuo affare con un’altra cosca; senza considerare, però, la vendetta che Don Calogero è determinato a far scattare.
E, con un cast comprendente, tra gli altri, Fausto Tozzi, il Luciano Catenacci del baviano “Operazione paura” e la Malisa Longo de “Il Decamerone proibito”, comincia da un funerale dagli esiti ancor più tragici del rito funebre in corso per approdare a un inseguimento automobilistico pre-epilogo – probabilmente influenzato dall’appena precedente “Il braccio violento della legge” di William Friedkin – questo stracult degli anni Settanta che, giustamente, sulla fascetta viene sintetizzato così. “Da Istanbul a Palermo a New York, un poliziesco mozzafiato sulle tappe della via di droga”.
Con un doppio finale a sorpresa e, nei contenuti extra, sette minuti di scene eliminate.

Francesco Lomuscio

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