In dvd “Rabbia in pugno” di Stefano Calvagna

rabbia in pugno

Con ogni probabilità, finirà per rimanere nella storia del cinema italiano per essere stato realizzato interamente agli arresti domiciliari all’interno di una palestra, ai quali fu costretto il regista Stefano Calvagna, autore, tra gli altri, de “L’uomo spezzato” e “Non escludo il ritorno”.
Visto nelle nostre sale cinematografiche nell’estate del 2013, “Rabbia in pugno” approda su supporto dvd sotto il marchio Dynit, oltretutto corredato di sezione extra che, al di là di un backstage di quasi dodici minuti e del trailer del film, include una breve clip riguardante una sequenza di combattimento.
Perché, con le fattezze del Claudio Del Falco che debuttò nel 1988 ne “Il frullo del passero” e “Snack bar Budapest”, protagonista della circa ora e mezza di visione è un poliziotto campione di kickboxing che decide di farsi giustizia da solo dal momento in cui apprende dell’improvvisa morte della compagna incinta, incarnata dalla Gaia Zucchi di “Fermo posta Tinto Brass”; a quanto pare a causa di un arresto cardiaco provocato dall’ignara assunzione della ghb, pericolosa droga dello stupro somministratagli nel corso di un incontro in una discoteca insieme a un losco produttore cinematografico interpretato da Maurizio Mattioli.
Un Maurizio Mattioli, quindi, decisamente lontano dai suoi classici ruoli comici e qui destinato a fare da cattivo della situazione, man mano che appare chiaro l’intento di Calvagna – presente anche tra gli attori – di riallacciarsi al gettonatissimo filone cinematografico che, in voga soprattutto negli anni Ottanta, ha fatto della liberatoria violenza al servizio del bene e del riscatto il suo fortunato ingrediente.
Attingendo in particolar modo da quelli che furono i modelli d’oltreoceano, come testimoniano il coinvolgimento di spade e di scontri corpo a corpo, mentre in scena troviamo, tra gli altri, il Michele Cadeddu della serie televisiva “Un medico in famiglia”, la bollywoodiana Valeria Mei e il vero campione italiano di MMA Michele Verginelli.
Tutti al servizio di un action-movie tricolore non privo di difetti per quanto riguarda la recitazione, ma discretamente ritmato e che individua il suo maggiore pregio nella capacità di rispecchiare quel certo cinema di taglio popolare che, proprio come in questo caso, veniva un tempo concepito dalle nostre parti con tanta voglia di fare quante erano le difficoltà per metterlo in piedi.

Francesco Lomuscio

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